SORSEGGIA UN CAFFÈ

LUIGI BOCCIA - Fotografo di cibo

SPRECO DEL CIBO

SPRECO DEL CIBO

Lo spreco del cibo ha da sempre fatto parte della nostra società, già nei tempi antichi la classe benestante era sovralimentata e dai ricchi banchetti passava ogni genere di leccornia con forti basi carnivore che rappresentavano oltre al gusto, il lusso e il potere.

Ai giorni nostri le cose sono cambiate? Beh sicuramente nella forma si, ma il contenuto resta tale; proviamo a pensare solo a ciò che vediamo nei vari programmi televisivi italiani e importati da oltre oceano: ci sono decine di format che trattano di cibo, partendo dalle semplici ricette (l'evoluzione delle video ricette degli anni 70/80), passando da veri e propri progetti televisivi a stagioni dove si fanno sfide tra chef in cui non sappiamo dove veramente vanno a finire tutti questi piatti a volte cucinati a metà, per non parlare delle disgustose abbuffate per vincere una maglietta, dove una sola portata potrebbe sfamare 10 persone. Non mi interessa parlare di statistiche o di numeri come di solito leggo in rete, ma voglio approfondire e riflettere insieme a voi su qualcosa che ci accomuna tutti.

Avete mai pensato ai negozi ed ai locali quanto cibo trattano ogni giorno? Sicuramente tra avanzi, scadenze e prodotti freschi non più commerciabili per via di regole sanitarie, a fine servizio le quantità di cibo sono incalcolabili; se poi facciamo uno sforzo e moltiplichiamo tutto questo soltanto nel nostro raggio di conoscenza, i numeri diventano spaventosi. Per carità, tutto questo accade per motivi spesso imposti da leggi e regole che non si possono scavalcare, anche se si può e si deve correre ai ripari.

La creazione di piatti prelibati da semplici avanzi è un’arte che le donne italiane hanno tramandato nel corso delle generazioni. Classici esempi di questa usanza sono per esempio la panzanella toscana o la pizza di pane, ricette nate per non sprecare il pane raffermo. I piatti nati dalla necessità di non sprecare cibo sono numerosissimi in tutte le regioni d’Italia. Le nonne facevano spesso conserve per l’inverno, mettevano i fichi ad essiccare e poi usavano vari accorgimenti per non farli andare a male. La carne e i dolci si mangiavano solo nei giorni di festa. Non mancava mai la minestra di legumi. Dal Dopoguerra ad oggi tuttavia le tendenze al risparmio e al riutilizzo del cibo sono diminuite notevolmente. Lo spreco alimentare mondiale è aumentato a dismisura da un lato perché il costo del cibo è diminuito dall’altro perché si dedica meno tempo alla spesa e a cucinare.

Ecco, proviamo a pensare a un posto che non deve seguire strette regole sanitarie: casa nostra; beh, senza fare troppi calcoli basta guardare a cosa abbiamo nel nostro frigorifero…quante volte vi sarà capitato di buttare prodotti scaduti, oppure pensando al quotidiano quante sono le situazioni in cui avete mangiato troppo? Anche quello è uno spreco. E durante le feste? Lunghe tavolate imbandite di cibo di ogni genere e soprattutto in quantità industriali, che quasi sempre o restano in parte nei piatti, oppure finiscono in modo forzato proprio perché "non dobbiamo sprecarlo". In più entra in gioco anche la selezione del cibo di cui ho già trattato le volte scorse: magari avanziamo la fetta di carne perché vogliamo lasciare un piccolo spazio per il dolce.

Potrei scrivere intere pagine su questo argomento, legato fortemente alle abitudini di una società frenetica e concentrata sul consumismo compulsivo, ancora più confusa dai contrasti fatti di cucine stellate, ritorno alle origini della terra e affiliazioni commerciali che servono cibo spazzatura di moda. Questo però non è un articolo critico, voglio che resti un racconto su cui riflettere e perché no, che ci aiuti a fare meglio.